Khora.teatro dà continuità al progetto di portare in scena grandi classici della letteratura – vedi gli spettacoli “Don Giovanni”, “Amleto” e “Cyrano” – rivolti a un vasto pubblico popolare, pur strizzando come sempre l’occhio nel confezionamento editoriale alle nuove generazioni.
L’adattamento teatrale di Madame Bovary esplora la possibilità che la parola scritta non riesca a cogliere che una minima parte della vita umana e come avviene per la scrittura di Flaubert utilizza una varietà di tecniche per mostrare come il semplice linguaggio sia spesso un mezzo inadeguato per esprimere emozioni e idee.
La frequente inettitudine dei personaggi alla comunicazione interpersonale è emblematica del fatto che le semplici parole non possono essere esaustive perfettamente di ciò che significano, e quello che nel romanzo è affidato alla voce fuori campo viene in teatro sostituito dalle azioni fisiche all’interno di quadri e sequenze specifiche.
L’inadeguatezza stessa del discorso è qualcosa che Emma incontrerà ripetutamente nel tentare di palesare i propri malesseri o semplicemente esprimere il proprio amore: la sua è tutta “un tessuto di bugie”, che contribuiscono al senso d’inadeguatezza del linguaggio e alla chiarificazione del concetto che le parole possano essere più efficaci nel mascherare la verità o a trasmetterne il contrario, piuttosto che nel rappresentare la verità stessa.
L’esatta conoscenza dell’immaginazione, la precisa consapevolezza di un bisogno legato ai sensi e al senso del proprio corpo. Così il mistero dell’essere femminile. E poi la realtà presente eppure densa di sogno.
Poteva ritenersi colpevole la signora Bovary? Forse doveva solo essere amata dall’amore, non certo dagli uomini. Una ragione inattuabile per una creatura vergata sulla carta ma fatta di carne dal suo autore. Emma nasce per inseguire le nuvole volubili e mutevoli, per desiderarle con un cuore caparbio: vapori impossibili da stringere per sempre in un abbraccio durevole.