“Il tempo non esiste,
è solo una dimensione dell’anima.
Il passato non esiste in quanto non è più,
il futuro non esiste in quanto deve ancora essere,
e il presente è solo un istante inesistente
di separazione tra passato e futuro.”
Sant’Agostino

 

La verità e il tempo.
La vita di S.Agostino è stata una continua ricerca della verità e una continua lotta contro l’errore. Era un uomo inquieto, insoddisfatto delle verità comode e consolanti. Così la fede è, per Agostino, al termine della ricerca, non all’inizio, è condizione della ricerca, è la ricerca che nelle Confessioni si rivolge verso la fede e cerca di chiarirla con l’approfondimento dei piani temporali e nel percorso di una intera vita.
La ricerca che Agostino si impone, la sua fame di Verità, è rigorosa e difficile: essa non si abbandona facilmente a credere, non chiude gli occhi di fronte alle difficoltà della fede, non tenta di evitarle, le affronta continuamente. Il rigore del procedimento della ricerca non si arresta di fronte al mistero, ma fa continuamente del mistero il punto di riferimento. E per capire, ossia per fare filosofia in modo corretto, è indispensabile anche credere, avere la fede, che è simile alla luce che indica il cammino; viceversa, per avere una fede salda è indispensabile anche comprendere e cioè filosofare. “Crede ut intelligas, intellige ut credas” (= credi per capire, capisci per credere).
Il filosofare di Agostino è sempre una ricerca in prima persona, e impegna costantemente l’uomo Agostino nella sua vita quotidiana. Ripiegarsi su di sé, confessarsi è il primo gradino per arrivare alla verità che può essere scoperta solo se si guarda dentro di noi.
Bisogna dunque raggiungere il più intimo nucleo dell’io per trovare la verità e Dio. Anzi, la verità è Dio e finché l’uomo non l’ha trovata non sarà mai felice. L’uomo che cercava Dio nell’intimo di se stesso lo scopre come Verità, la Verità che guida e illumina la sua ricerca e la sua esistenza.
Il recital segue questo doppio percorso intrecciato: da un lato, muovendo a chiarire e ad approfondire la propria condizione, la ricerca si estende perché si avvicina alla verità e si fonda in essa; dall’altro, la fede stessa, attraverso la ricerca, viene raggiunta e posseduta nella sua realtà più ricca e si consolida nell’uomo superando il dubbio.
A fare da collante tra i due percorsi, il problema del tempo, inteso nell’adattamento come vero superamento prima teorico e poi intimo della questione della fede.
“Che cosa faceva Dio prima di creare il cielo e la terra?”.
In una prima battuta Agostino risponde scherzosamente dicendo che Dio “preparava l’inferno per coloro che fanno certe domande”, poi si schernisce dicendo che se nessuno gli chiede che cos’è il tempo, lui lo sa, ma se qualcuno glielo chiede, non lo sa.
Infine egli risponde osservando che Dio è eterno ed è il creatore non solo di ciò che è nel tempo ma del tempo stesso. Prima della creazione il tempo non c’era: non vi era dunque un prima e un dopo e non ha senso domandarsi che cosa facesse allora Dio.
Ma che cosa è quindi il tempo?
Secondo Agostino il tempo esiste solo come dimensione dell’anima umana. Noi conserviamo la memoria del passato e siamo in attesa del futuro; vi è poi nell’anima l’attenzione per le cose presenti. La vita dell’uomo si svolge, si distende (il tempo è distensio animae, “distensione dell’anima”) tra attenzione, memoria e attesa.
Per cui le tre dimensioni temporali dovrebbero, più precisamente, essere definite nel modo seguente: il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro.